lunedì 6 giugno 2011

a proposito dei kit anti omofobia ritirati in Brasile: le bugie del sito dell'Unione Cristiani Cattolici Razionali

Aggiornamento: Sul sito UCCR avevo scritto rilevando le bugie pubblicate nel loro sito. Il mio commento è stato adesso cancellato...

Grazie alla rete mi imbatto in questo articolo. E' tratto dal sito della UCCR Unione  Cristiani Cattolici Razionali:


leggiamolo:
Verso fine maggio la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha posto il veto contro l’utilizzo del cosiddetto “kit-anti-omofobia” (costato tre milioni di reais, circa due milioni di dollari) nelle scuole pubbliche, reputandolo “inappropriato” e “fuori luogo”.
Quel che l'autore, anonimo, della notizia si guarda bene dal dire è che il materiale è stato giudicato inopportuno dai 74 parlamentari del partito evangelico che con un’azione insistente di lobbying, anche minacciando ostruzionismo in Parlamento, sono riusciti ad ottenerne la sospensione della distribuzione (fonte GAYintv.it.
In particolare sotto processo è finito il video allegato.
In realtà i video sono 3. Nel primo si racconta di un ragazzo che scopre di essere bisessuale. Nel secondo due ragazze decidono di non nascondere il loro affetto e si abbracciano a scuola. Il terzo vede per protagonista una trans m to f che racconta i problemi quotidiani di uno studente che si sente studentessa e vuole farsi chiamare Bianca.
Come tutti si aspetterebbero avrebbe dovuto contenere giuste informazioni sulla discriminazione a base sessuale, richiami al rispetto della diversità o testimonianze di omosessuali perseguitati.
Questa semplice descrizione contiene una precisa agenda politica su come si deve fare informazione antiomofobica nelle scuole. Cioè non mostrando la normalità dell'omosessualità, della bisessualità o del transessualismo, ma generici richiami al rispetto del diverso o testimonianza dei discriminati in quanto vittime.
Invece i tre spot in questione fanno molto di più.
Ve li propongo tutti e tre.
Sono in portoghese ma si capiscono bene lo stesso.

Vi consiglio di guardarli (soprattutto il secondo e il terzo) perchè vengono messi direttamente in causa dall'articolo.





In realtà -poche agenzie di stampa lo ha riportato- lo scopo del video era semplicemente quello di promuovere l’omosessualità nelle scuole.
Ecco il dolente punto. Se mostri gay lesbo e trans come vittime va bene ma se li mostri felicemente inseriti nella società allora si fa promozione dell'omosessualità.
Come se fosse una cosa negativa e contagiosa.
Ancora più subdolamente se ne promuovi l'accettazione e financo l'indifferenza (lo spot portoghese docet) allora la promuovi. Naturalmente non si può promuovere l'omosessualità visto che non è una moda, un atteggiamento, una malattia, ma un modo di essere, un orientamento sessuale che non si sceglie e non si cambia, proprio come quello maggioritario eterosessuale,  se ne può promuovere l'accettazione che è ben altra cosa. Ma proseguiamo nell'articolo. Reggetevi forte.
Il video infatti mostra un ragazzino di 14 anni di nome Ricardo, che “si innamora” di un altro compagno quando lo vede urinare nel bagno della scuola. Lo stesso ragazzo più avanti dirà al suo insegnante di voler essere chiamato “Bianca” al posto di Ricardo.
L'autore dell'articolo (sic!) fa il finto tonto e confonde belluinamente identità di genere con orientamento sessuale (ancora!). Ricardo infatti non si innamora di nessuno, né tanto meno vede un altro (se vedete il video Ricardo è sicuramente un adolescente ma non un ragazzino) ragazzino urinare.
L'articolo è talmente in malafede che afferma l'impossibile. Ricardo, che si sente donna e vuole farsi chiamare Bianca, non vorrebbe proprio andare nel bagno dei maschi ma in quello delle femmine, e, come è chiaro nel video, l'argomento bagno è utilizzato per questo e solo per questo motivo.
Il filmato mostra anche due fanciulle di 13 anni che annunciano la loro relazione sessuale lesbica a tutta la classe scambiandosi un bacio sulla bocca.
A parte il fatto che l'unica relazione sessuale che due ragazze possono avere è lesbica (come potrebbe essere etero?) e dunque l'aggettivo è ridondante e pruriginoso come si vede nel video le due ragazze CHE NON HANNO CERTO 13 ANNI si abbracciano ma non si baciano né sulle guance né tanto meno sulla bocca.
L’amministrazione brasiliana, in un comunicato ufficiale, ha dichiarato di aver «deciso che da ora in poi qualsiasi materiale che si occupa di costumi sociali verrà creato dopo una più ampia consultazione».
Recentemente il Supremo Tribunal Federal ha stabilito che il governo dovrà riconoscere le unioni omosessuali in modo paritetico, perché la loro discriminazione infrange la clausola costituzione dell’uguaglianza. Anche se di uguaglianza fra i due tipi di “unione” ce n’è molto poca.
E si sa l'opinione dell'UCCR è di caratura superiore a quella del Supremo Tribunal federal Brasiliano...
La Rouseff si è dichiarata favorevole alle parntership civili, ma ha comunque rimarcato il suo ferreo “no” al matrimonio omosessuale.
Invito tutti e tutte a subissare il sito del'UCCR di commenti di protesta e di chiedere una rettifica della notizia falsamente riportate.
  
Contraddiciamo questi bugiardi omofobici!

Queering Roma II edizione. Un bilancio

Si è conclusa iersera la II edizione di Queering festa del cinema glbt.
Questa seconda edizione si è caratterizzata per una media della qualità dei film superiore a quella della prima edizione. meno film festivalieri e più film da vedere, nel bene e nel male. L'affluenza è stata sensibilmente inferiore a quella della scorsa edizione agli esperti della piazza romana un'analisi seria.  Io posso solo suggerire qualche ipotesi azzardata.

1) la pubblicità. Non si sono spesi soldi perchè non ce ne sono ma a roma ci sono miliardi di cose da fare...

2) la contemporaneità con altri eventi. I froci romani preferiscono fare lo struscio al Pride park (dopo le 22) che vedere dei film al chiuso di una sala, per giunta in lingue straniere coi sottotitoli

3) il prezzo del biglietto non proprio politico, 6 euro a film (5 se compri almeno 3 biglietti ognuno per una proiezione diversa) non è così inferiore al prezzo normale di sala. Forse un prezzo inferiore visto che la manifestazione è stata finanziata da soldi pubblici, avrebbe se non attirato più gente almeno fatto fare migliore figura agli organizzatori

Per il resoconto dei film rimando al pezzo che ho pubblicato su al cinema.org


Qui volevo fare una considerazione diversa. Queering ha una fisionomia particolare. Non è un festival, non propone film inediti, ma ripropone una selezione di film presentati in altri festival italiani (di uno di Torino e due di Bologna). Un compito importante, una occasione, al di fuori delle logiche di consumo veloce dei festival di ricevere film con maggiore oculatezza e spirito critico. Ma in questo  Queering è sprovvisto e completamente mancante. Nel programma solo due righe di sinossi (per giunta non verificate e spesso sbagliate) senza informazioni sul regista, sul paese di origine (qual è la situazione glbt in Cina? E in Iran?) Bastava una persona competente e una settimana di lavoro per fare un programma degno di essere conservato anche dopo la proiezione dei film. Capisco che organizzare tavole rotonde o dibattiti a Roma è difficile ma almeno l'anno scorso FAbio Bo introduceva ogni film dando qualche informazione minima, quest'anno invece i film sono stati presentati senza commento critico e anche quando il regista era in sala non è stato favorito il dibattito con lo spettatore. Data la natura compilatoria di Queering questa funzione non può mancare. Così è stato invece. e il fatto che Queering sia stato presentato nell'ambito delle manifestazioni per la settimana dell'Europride ha portato solo vantaggi al pride che ha potuto sfoggiare Queering come fiore all'occhiello ma non alla festa che non ha avuto alcun sostegno organizzativo alla macchina festival. Insomma è mancato un progetto culturale vero all'interno del quale Queering fosse espressione di qualcosa di condiviso. Evidentemente non ci sono state urgenze che si sono trasformate nell0istanza dell'europride ma c'era da organizzare l'europride e si sono cercate cose da fare in concomitanza.Le solite cose all'italiana (e alla romana...). Eppure la programmazione di certi film, soprattutto il controverso e xenofobo nonché criptomofobico Die Jungs Vom Bahnhof Zoo  (Germania, 2010) di Rosa von Praunheim avrebbero richiesto un intervento di un esperto che poi desse la parola agli spettatori. Se infatti qualcuno alla fine ha addirittura applaudito molti se ne sono andati prima della fine... Chissà magari un altr'anno...